“Il tempo qui ed ora” è il titolo del nuovo album di Andrea Lelli, dieci tracce di autentico pop, con un peccato di abbondanza (probabilmente ne bastavano otto rinunciando ad un paio di brani non riuscitissimi).  S’inizia con il brano che dà il titolo all’intero progetto, brano assolutamente immediato e quindi molto fruibile pur se caratterizzato da un arrangiamento un po’ confuso, forse per eccessiva pienezza musicale.

“Angelo mio” comincia a fornirci una vocalità dai tratti megli definiti, pur se rispetto al brano precedente linea melodica e testo paiono un po’ più in affanno. “La vita sai com’è” rivela ancora ua voce con forte padronanza, ma la canzone pare un innesto di due diversi pezzi, c’è qualcosa che non riesce a legare i due momenti. “Il pittore” è un brano piuttosto brioso, di buon andamento, discretamente arrangiato. “Fiori rotti” è invece una di quel paio di canzoncine che avrebbero potuto rimanere nel cassetto, non perchè del tutto sgradevole, ma perchè non aggiunge nulla all’insieme del lavoro. “Codice bianco” ha un buon ritornello che mette nuovamente in luce la voce di Andrea. “La tua strada è questa” è forse la canzone più bella dell’album, è dinamica, ben strutturata e ben eseguita, ricorda vagamente il repertorio di Tiziano Ferro, ma è una semplice e momentanea sensazione. “Scale di grigi” è l’unico brano che presenta un risvolto sorprendente grazie anche alla partecipaziobe di Iskra Menarini, già notissima corista di Lucio Dalla, che contribuisce a rendere più completa e accattivante una canzone già di per sè piacevole (il video del brano è stato realizzato per la regia di Max Lo Buono). E poi, “Libero e senza filo”, che è forse la canzone politicamente più impegnata del progetto, ma che paradossalmente è anche la più scanzonata e sbarazzina, per arrivare quindi alla chiusura con “Il nascondino delle parole”, interessante nelle intenzioni del testo, con un buon arrangiamento e che va via in scioltezza. Come si diceva, non è male questo lavoro nell’insieme, pur con qualche comprensibile cedimento. Forse manca di qualche elemento sorpresa in più, ma i brani complessivamente sono al di sopra della sufficienza e le esecuzioni, forse un po’ impersonali anche nella voce, appaiono comunque puntuali. Possiamo comunque sicuramente dire che è un album piacevole pur senza picchi di particolare eccellenza.

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